Non vogliamo scomodare Oscar Wilde e una delle sue principali opere, quindi ci limitiamo a citare Marie-Henri Beyle, scrittore francese con la passione per l’Italia, meglio noto con lo pseudonimo di Stendhal, che qualche anno fa disse: “Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi delle pecore ed il proprio sono gli stessi”. Il nostro Pastore, Javier, fino a ieri non ci era riuscito col PSG. Ma poi, in meno di 10 minuti, tutto è cambiato.
Prima però di soffermarci su quanto è accaduto al 93′ di PSG-Chelsea, vogliamo un attimo riavvolgere il nastro fino a sette mesi fa. Pastore gioca poco e quando gioca fa male, beccandosi i fischi del Parco dei Principi. “Aiutamo Pastore fin dall’inizio, tutti gli vogliamo bene, ma non posso mettere in campo un giocatore che non è al massimo. E’ pericoloso sia per lui che per gli equilibri della squadra”, il commento quasi rassegnato di Blanc.
Il ‘Flaco’ fu uno dei primi acquisti del nuovo PSG. Al-Khelaifi sborsò 43 milioni di euro per strapparlo al Palermo e portarlo nella capitale francese nell’agosto del 2011. Un investimento tanto esoso quanto criticato: il primo anno con Ancelotti fa 13 goal giocando nel tridente, l’anno dopo arrivano Ibrahimovic e Lavezzi e il Flaco viene dirottato a esterno del 4-4-2 e comincia a faticare.
L’addio di Ancelotti, suo estimatore, e l’arrivo di Blanc e Cavani a Parigi sono i definitivi colpi di grazia su un Pastore ormai sempre più demotivato. “Spero non vada via, ma ora non è sereno per essere un giocatore importante per il Psg”, sentenzia Blanc a dicembre, aprendo non troppo indirettamente ad una sua cessione nell’imminente mercato di gennaio.
Per il Flaco si parla di Roma, ma alla fine non se ne fa nulla. L’argentino resta a Parigi, a guardare dalla panchina i compagni inanellare vittorie su vittorie, mentre su di lui piovono critiche su critiche. “Ma io ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore”, avrà detto il povero Javier a Blanc, parafrasando Samuel L. Jackson in ‘Pulp Fiction’.
Così, all’86’ di PSG-Chelsea, con il risultato in bilico sul 2-1, Blanc decide di dargli una chance per diventare il Pastore. “Si è sorpreso quando gli ho chiesto di entrare”, rivela Blanc. Mentre quando al 93′ il Flaco saltava come birilli i difensori del Chelsea ed infilava in rete il pallone del 3-1, a sorprendersi è stato il mondo. O forse avrà semplicemente esclamato: “Finalmente!”. Finalmente il Flaco.
Perchè l’importanza di chiamarsi Pastore esce fuori in partite come queste. Anche la scorsa stagione, al Camp Nou, fu l’argentino a far sognare al PSG la semifinale di Champions. Quella volta fu Pedro a far tramontare le illusioni, ma in questo caso potrebbe non bastare nemmeno un grande Chelsea per fermare la scalata del PSG e la rinascita di Pastore.
Blanc afferma che “il suo gol è più pesante che spettacolare” ed è quello che Pastore voleva sentirsi dire da tempo. Di essere pesante, non spettacolare. Di essere importante, come vuole il suo nome.
Marco Trombetta