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Cheick Diabaté story: basta la famiglia e un pallone

Scordatevi il giocatore tutto “social” e celebrità: Cheick vuole rimanere nell’ombra e far parlare il campo con i suoi gol.  E a Benevento in 6 mesi hanno visto le qualità del ragazzo….Immagine correlata

“Credi di restare tutta la vita vicino a tua madre?
Sei un un uomo, un giorno bisognerà andare via”

Cheick Diabatè nasce a Bamako, la capitale del Mali, il 25 aprile 1988.

Un’infanzia complicata tra il sogno di diventare calciatore e la prematura scomparsa di sua madre, un lutto profondo che ha colpito il giovane Cheick.

“E’ stato molto difficile. Quando l’ho persa, per me la vita non serviva più a niente”

Cheick però una cosa la sa fare bene: giocare a calcio.

E allora perchè non sognare l’Europa con un pallone tra i piedi?

A 14 anni si aggrega al Centre Salif Keita, squadra che ha sfornato tra gli altri giocatori come Mamadou Diarra (90 presenze al Real) e Seydou Keita (storico centrocampista del Barca, passato anche per la Roma), iniziando la carriera nel settore giovanile.

In un torneo giocato brillantemente a Nizza, Diabatè viene notato da un osservatore che prova a portarselo con lui in Europa, ma per Cheick non esiste allontanarsi dalla sua terra.

Molto meglio il Mali con gli amici e la famiglia.

Qualcuno però vede in lui talento e non esita a dirgli che se voleva far parlare di sè, il vecchio continente era l’unica strada percorribile per provare a diventare un calciatore professionista.

Cheick si convince e nel 2006 raggiunge il vivaio del Bordeaux.

1.94 di altezza, un po’ sgraziato nei movimenti, a Bordeaux l’inizio non è stato dei migliori.

“All’inizio è stata dura. Mi mancava la famiglia, non parlavo francese e mi sentivo a disagio. Ho passato tanto tempo in un angolo a piangere da solo”

Aggregato in CFA (la nostra serie “D”) Diabatè non gioca per un anno a causa di un  problema con l’allenatore Battiston.

Cheick non guarda il mister negli occhi quando gli parla dando l’idea di essere menefreghista ed arrogante.

“Da noi si fa così quando ti parla uno più grande, bisogna abbassare gli occhi: è una forma di rispetto”

Risolto il malinteso, il ragazzo inizia a giocare e a segnare: nella stagione 2008-09 in CFA sono 18 gol in 35 presenze.

Dopo un prestito positivo ad Ajaccio con 31 presenze e 14 gol e uno negativo a Nancy con qualche presenza in CFA e 5 gol, Cheick è pronto per tornare alla base, al Bordeaux che è pronto a dargli un posto da titolare in prima squadra.

Nel corso dei suoi 8 anni di militanza in Gironda saranno 66 gol in 152 presenze conditi dalla vittoria in Coppa di Francia nel 2013 con 6 gol all’attivo, numeri niente male per un gigante che bello da vedere (calcisticamente parlando)  non sarà, ma che davanti alla porta risulta tremendamente efficace.

Nel 2016 Diabatè se ne va a titolo definitivo in Turchia, all’Osmanlispor (squadra con sede ad Ankara), ma l’esperienza non è di quelle da togliere il fiato e infatti a gennaio 2017 viene ceduto in prestito al Metz, in Francia.

Il Metz non se la passava bene, in piena lotta per non retrocedere ma quando arriva Cheick arrivano i gol e il Metz dopo un ottimo girone di ritorno riesce a salvarsi anche grazie agli 8 gol in 14 presenze del gigante maliano.

Tornato alla base a fine prestito, a febbraio 2018 arriva al Benevento per portare in una squadra all’ultimo posto in Serie A, la sua esperienza e in suoi gol.

In 11 presenze 8 gol, doppietta alla Juventus inclusa, e gli occhi della Serie A su di lui…

Ma a quel ragazzo partito da Bamako, la notorietà non interessa,
a lui basta una palla tra i piedi…..

 

Non solo il giocatore, l’uomo prima di tutto….

La storia di Cheick Diabatè è la storia di un ragazzo che nel corso della sua vita ha saputo affrontare le difficoltà rimanendo sè stesso nella sua semplicità.

Niente social, niente post per ostentare ma solo una personalità timida e riservata.

“Sono molto sensibile, è a causa delle cose che mi sono successe.

Ho perso mia madre molto presto. E a 13 anni, il mio amico con cui giocavo a calcio balilla un’ora prima è morto in un incidente.
Penso spesso a questo mio amico.

Questo mi dà forza….

Ho visto anche mio padre e mio fratello morire davanti ai miei occhi.
Ho capito che la morte ci stava per prendere tutto e forse più veloce di quanto pensassimo.

Allora ho deciso che la vita era meravigliosa e che non serve a niente essere cattivi.

Onestamente chi mi critica ho voglia di andare a trovarlo e diventare suo amico, al massimo avrò qualche amico in più”

Cheick è tutto questo, non servono altre parole….

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